ALBANI Carlo
di Giuseppe Antonio e di Valentina Andolfi, nacque a Travacò Siccomario, presso Pavia, il 6 ottobre 1843 e morì a Gropello Cairoli, presso Pavia, l’11 giugno 1933.
Apparteneva a modesta famiglia di agricoltori e lasciò i campi per arruolarsi di leva nel 68° reggimento fanteria nel 1863. Promosso caporale il 1° febbraio 1866, partecipò alla terza guerra d’indipendenza.
Nel 1867 si trovava col reggimento in Calabria, dove infieriva il colera, e venne inviato con un plotone di 24 soldati comandato dal sottotenente Gazzone ad Ardore, in comune di Gerace, per dare soccorso alla popolazione e rinforzare la stazione dei carabinieri.
La mattina del 4 settembre la popolazione, che era già in fermento perché convinta che il morbo fosse stato diffuso da avvelenatori e ne sospettava autori i componenti di tre famiglie del luogo a nome Lo Schiavo, esasperata mise a ferro e fuoco le case di essi che nel frattempo erano riusciti ad allontanarsi ed a trovare asilo nella caserma dei carabinieri.
Il sottotenente Gazzone, facendo affidamento sulla simpatia che la popolazione gli aveva già dimostrata, si portò davanti alla folla e con gesti pacifici e parole buone cercò di calmare gli animi. Ma l’atto generoso fu vano: colpito da una fucilata al petto, cadde ucciso.
L’Albani, con singolare energia e decisione, ritenendo di non poter affrontare sulla strada la violenza degli armati, ordinò ai soldati di ritirarsi nella caserma dei carabinieri che fu ben presto assediata dalla folla che chiedeva a gran voce la consegna degli avvelenatori.
Quindi gli assedianti con scuri e pietre dettero l’assalto all’edificio, crivellando di fucilate anche le finestre per impedire ogni difesa.
Sette soldati caddero colpiti a morte e con essi il più vecchio dei Lo Schiavo. Quando ogni resistenza divenne impossibile poiché le fiamme già alte dell’incendio distruggevano il fabbricato, incurante del grave pericolo, l’Albani, senza perdersi d’animo, decise di tentare l’unica via di salvezza che rimaneva.
Con i pochi soldati superstiti e con estrema decisione, irruppe sulla folla armata che, stupita dell’incredibile audacia, cedé il passo anche ai feriti ed ai civili.
L’eroico ardimento dell’Albani fu premiato con la medaglia d’oro al valore con regio decreto 30 dicembre 1867 per l’eroico coraggio dimostrato, dopo riusciti vani i tentativi per salvare il suo superiore sottotenente Gazzone, nel sostenere la difesa contro i rivoltosi entro la caserma dei reali carabinieri ed aprirsi in seguito il varco al grido di Savoia traendo in salvo feriti, donne e ragazzi. – Ardore, Reggio Calabria, 4 e 5 settembre 1867.
Congedato nel 1870 e tornato ai suoi campi, visse modestamente.
G. Carolei, G. Greganti, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Grafischena], Roma 1950, p.242.