FERRARIO Paolo
di Ambrogio e di Maria Gaio, nacque a Vanzago di Milano il 20 agosto 1883 e morì a Campomolon in seguito a ferite riportate da scoppio di mina il 19 maggio 1916.
Laureato in ingegneria ed esonerato dal servizio di leva per riforma, venne nominato, nell’aprile 1915, sottotenente del genio nella M.T. e destinato al 2° reggimento genio zappatori. Trattenuto alle armi durante il servizio di prima nomina per mobilitazione, partì per il fronte, nel luglio successivo, assegnato al comando del genio della 35^ divisione, già in linea sull’Altipiano di Asiago. Si mise presto in evidenza per le sue capacità tecniche e le notevoli doti militari e morali alle quali univa una grande passione per la montagna. Per molti mesi, pur essendo aiutante maggiore del reparto, dette prove di gran coraggio e di notevole resistenza fisica, cooperando sempre nei lavori più rischiosi ed offrendosi per le imprese più audaci. Il 15 maggio 1916, all’inizio dell’offensiva nemica nel Trentino, venuto a conoscenza che alcuni reparti del genio, dislocati tra Monte Costone Costa d’Agra, erano rimasti privi di munizioni, volle personalmente eseguire il rifornimento; quindi, nei giorni successivi, prese parte attivissima ai combattimenti, effettuò ardite ricognizioni ed assicurò l’efficienza dei collegamenti fra i reparti in linea. Incaricato di far saltare nella notte del 19 maggio le opere, le batterie e le casermette del forte di Campomolon, quando venne deciso il ripiegamento dell’ala destra della divisione, cadde mortalmente colpito da uno dei grossi massi lanciati dalla terribile esplosione. Morì durante il trasporto al posto di medicazione, solo preoccupato della sorte delle nostre armi. Alla sua memoria venne conferita la medaglia d’oro al v. m. con r. d. del 19 agosto 1921. Dice la motivazione:
Ingegnere valente e soldato entusiasta, fra i disagi di un inverno di montagna, con competenza e coraggio eccezionali attendeva ad ardite ricognizioni ed a proficui lavori di afforzamento delle nostre primissime linee. Per eseguire il rilievo topografico di una parete rocciosa, attraverso la quale avrebbero dovuto sboccare le cannoniere di alcune caverne in costruzione, si faceva calare dall’alto con una fune, e di pieno giorno, sospeso nel vuoto, compiva il suo lavoro sotto il tiro aggiustato delle artiglierie nemiche. Scatenatasi un’offensiva avversaria, divenuto fante fra i fanti, partecipava volontariamente ad una battaglia durata quattro giorni, eseguendo ricognizioni fuori delle nostre linee, assicurando i collegamenti ed il rifornimento delle munizioni, in un terreno intensamente battuto dalle artiglierie e già percorso da infiltrazioni nemiche. Avvenuto il ripiegamento delle nostre truppe, rimase con pochi gregari all’estrema retroguardia per distruggere un forte, nella quale operazione, avendo voluto personalmente accertarsi dell’ efficacia delle mine, venne travolto ed ucciso dall’ultima di queste. – Altipiano di Tonezza- Forte di Compomolon, 15 marzo – 19 maggio 1916.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1915 al 1916, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 164.