CAIAZZO Ottavio
di Alfonso e di Rosa Pernice, nacque a Napoli l’8 marzo 1891 e morì in combattimento sul Kobilek il 26 ottobre 1917.
Iscritto al secondo anno della facoltà di ingegneria nell’Università di Napoli, interruppe gli studi per frequentare il corso per allievi ufficiali dal dicembre 1911 nel 13° reggimento fanteria. Nominato sottotenente nell’aprile 1913 prestò servizio di prima nomina nel 7° reggimento, quindi dopo aver frequentato a Parma i corsi della Scuola di Applicazione d’Arma passò nel ruolo degli ufficiali effettivi, nel settembre 1914, assegnato al 30° reggimento fanteria. Partito a domanda per la Libia, giunse a Tripoli il 22 maggio 1915, destinato al XV battaglione Eritreo, col quale fu inviato alcuni giorni dopo a Tarhuna per rafforzare quel presidio, assediato dagli arabi in rivolta contro il governo nazionale. Partecipò quindi all’audace sortita di sorpresa della guarnigione e nel combattimento di Sidi Hamed, il 18 giugno, contro gli arabi assedianti rimase ferito all’inguine da colpo di fucile. Giunto a Tripoli e ricoverato in ospedale, appena guarito, nell’ottobre successivo passò all’VIII battaglione ove ebbe nel febbraio 1916 la promozione a tenente. Rimpatriato nel febbraio 1917 e promosso capitano, fu destinato al 2° reggimento fanteria della brigata Re, che raggiunse in zona di operazioni sul fronte goriziano, partecipando ai combattimenti svoltisi dal 17 al 25 maggio per la conquista del Dosso del Palo e delle quote 200 nord e sud del San Marco. Assunto il comando interinale del I battaglione del reggimento, che gli venne affidato per il coraggio dimostrato nel combattimento e per le spiccate qualità di comandante, si trovava in linea nel settore di Ravne (Plava) quando gli austriaci scatenarono l’offensiva verso Caporetto. Inviato con gli altri battaglioni in difesa del Kobilek, la mattina del 26 ottobre alcuni reparti dello schieramento furono travolti da masse nemiche e costrinsero il comando della brigata a ordinare il ripiegamento. Il Caiazzo rimasto isolato, forse perché l’ordine non gli pervenne, sostenne con grande coraggio l’attacco austriaco, reso sempre più grave dal sopraggiungere di nuovi rincalzi, animando ad una resistenza disperata i pochi superstiti e, mantenendo fede alla promessa fatta di non cedere, cadde gloriosamente travolto nell’impari combattimento. Il suo sacrificio, peraltro, permise agli altri battaglioni di ripiegare ordinatamente al ponte di Plava.
Al valoroso ufficiale fu concessa alla memoria, con r. d. del 19 agosto l 921, la medaglia d’oro al v. m. Dice la motivazione:
Comandante interinale di un battaglione, tenne testa a preponderanti forze nemiche accerchianti, fino all’estremo sacrificio suo e dei suoi, con tanto fulgido valore ed azione così efficace da permettere la salvezza del rimanente della sua brigata e di molte altre truppe di fanteria e di artiglieria. Cadde da eroe sul campo. – Kobilek, 26 ottobre 1917.
G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare 1917, (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968, p. 168.