BUROCCHI Giovanni

MOVM CONCESSE PER ATTI DI VALORE COMPIUTI DAL 1916 AL 1929 ANCHE FUORI DAL TERRITORIO NAZIONALE

BUROCCHI GIOVANNI118di Luigi e di Carolina Perozzi, nacque a Penna San Giovanni di Macerata il 16 aprile 1881 e morì a Fiume, a bordo del piroscafo Becker il 3 ottobre 1919.
Arruolatosi volontario nella Legione Allievi Carabinieri nel 1901 e nominato carabiniere a piedi, dopo aver prestato servizio presso la Legione di Ancona venne congedato nel 1906. Due anni dopo, ottenne di essere richiamato nell’Arma e, sempre nella Legione di Ancona, riportò leggere ferite a Cupramontana, nel 1914, durante l’arresto di un pregiudicato che opponeva resistenza, spalleggiato da altri facinorosi. Mobilitato ed assegnato ad un reparto in zona di operazioni dopo la dichiarazione di guerra all’Austria nel maggio 1915, fu in prima linea dal maggio 1916 e nell’agosto 1917 rientrò alla Legione.
Incaricato con altro carabiniere del servizio di scorta a bordo del piroscafo mercantile Presidente Becker, carico di viveri, salpò da Ancona alla mezzanotte del l° ottobre 1919, diretto a Sebenico. Doppiato dopo circa un’ora il Capo Conero, quando il piroscafo aveva appena messo la prua a levante, dirigendo per il faro di Lucietta, alcuni ufficiali dell’Intendenza Militare di Ancona; imbarcatisi con falsi documenti, obbligarono, con le rivoltelle in pugno, il comandante a far rotta per Fiume, allora occupata dal governo provvisorio di Gabriele d’Annunzio. Il Burocchi, esortato ad accettare il fatto compiuto, rifiutò sdegnosamente, pur cosciente della validità delle ragioni che avrebbero potuto scagionarlo da ogni colpa, per quel senso di disciplina che da vent’anni aveva impegnato il suo onore militare. Giunto il piroscafo nel porto di Fiume il 3 ottobre successivo, ai due carabinieri di scorta che si opposero allo scarico dei materiali in consegna, venne intimato di scendere a terra. Il carabiniere Burocchi, come più anziano, si rifiutò energicamente di obbedire alle intimazioni fatte, anche quando venne minacciato di morte da due arditi che, saliti a bordo, erano decisi ad avere ragione della sua ferma fedeltà al dovere. E poiché egli non indietreggiò, né cedette, né abbandonò il moschetto, riaffermando così che non sarebbe venuto meno, a costo della vita, all’ordine ricevuto di non abbandonare il piroscafo ed il carico, un colpo di moschetto sparatogli a bruciapelo da uno degli arditi gli troncò la vita.
Alla sua memoria fu concessa la medaglia d’oro al v. m. con moto proprio sovrano dell’11 ottobre 1919 e la seguente motivazione:

Fulgido esempio d’incomparabile fermezza e del più elevato sentimento del dovere, di scorta con un solo compagno ad una nave mercantile che in seguito ad un audace colpo di mano era stata costretta a cambiar rotta, replicatamente fatto segno, quale capo servizio, a intimidazioni e minacce, anche armata mano, da parte dei ribelli, con contegno calmo, deciso ed eroico, si dichiarò disposto ad affrontare, come affrontò difatti, anche la morte piuttosto che venir meno alla ricevuta consegna. Fiume, 3 ottobre 1919.


G. Carolei, G. Greganti, G. Modica, Le Medaglie d’oro al Valore Militare  1918,  (a cura di), in Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare d’Italia, [Tipografia Regionale], Roma 1968,    p. 258.