NICOLETTI ALTIMARI Ademaro
nasce il 6 aprile 1903 a Livorno (https://it.wikipedia.org/wiki/Ademaro_Nicoletti_Altimari). Maggiore s.p.e. A.A. servizio permanente effettivo Arma Aeronautica), pilota.
Uscito sottotenente pilota di complemento dalla Scuola di Capua nell’ottobre 1924, dopo aver frequentato un corso a Ghedi presso il Centro aviazione da caccia e prestato servizio al 2° stormo da caccia, di nuova formazione, entrava nel dicembre 1926 all’Accademia Aeronautica di Caserta per frequentarvi il corso di integrazione. Ottenuto nel settembre dell’anno successivo il passaggio in s.p.e. veniva promosso tenente nel dicembre 1927. Istruttore professionale presso l’Accademia Aeronautica negli anni 1930 e 1931, frequentava in seguito la Scuola di navigazione aerea di alto mare ad Orbetello, partecipando poi come pilota alla Crociera del Decennale nel 1933 per la quale gli veniva conferita la M.O. al V.A. (Medaglia d’Oro al Valore Aeronautico). Promosso capitano nel febbraio 1934 e maggiore nell’ottobre 1938, veniva destinato al 12° stormo da bombardamento dove assumeva il comando del 42° gruppo da bombardamento veloce. Di stanza ad Orvieto allo scoppio della guerra, chiese insistentemente di essere inviato in zona operativa e il 15 luglio 1940 si trasferiva a Rodi, nell’Aviazione dell’Egeo. Il 30 luglio, decedeva nell’Ospedale Regina Elena di Rodi per le gravi ustioni riportate.
Altre decorazioni: M.A. (Medaglia d’Argento) (Rodi, 31 luglio 1940).
Trasvolatore atlantico, comandante di un gruppo di velivoli da bombardamento veloce, alla testa dei suoi gregari compiva con somma audacia e grande perizia un fulmineo attacco contro la flotta inglese navigante in mare aperto, riuscendo a colpire ed affondare, nonostante la violenta reazione contraerea, una nave da guerra nemica. Primo in ogni rischio partiva di notte per compiere un bombardamento su lontana e munita base avversaria, ma, dopo il decollo a pieno carico, per improvvisa avaria dei motori, era costretto a discendere su terreno accidentato, riuscendo con grande perizia a posarvi l’apparecchio che s’incendiava. Benché subito avvolta dalle fiamme che gli mordevano già le carni e cosciente del grave pericolo i imminente scoppio delle bombe, nell’intento unico di salvare l’equipaggio, lasciava per ultimo il velivolo e, dopo aver rivolto ancora una volta parole di fede e di sprone ai suoi dipendenti, che infatti riuscivano a salvarsi, con superbo stoicismo sopportava le atroci sofferenze del suo corpo bruciato, chiudendo così eroicamente la sua gloriosa vita di volatore e di soldato. – Cielo del Mediterraneo Orientale, giugno-luglio 1940.
Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al Valore Militare, volume primo (1929-1941), [Tipografia Regionale], Roma, 1965, p. 420.